Gli imputati si difendono dalle accuse nel corso dell’udienza preliminare celebrata dinanzi al gup di Trani sulla strage ferroviaria del 12 luglio del 2016.

Uno scontro, tra i due treni della Ferrotramviaria Bari Nord, avvenuto sulla tratta a binario unico Andria-Corato, che causò la morte di 23 persone e il ferimento di altri 51 passeggeri.

E in aula, prosegue l’udienza, con la parola alle difese. L’ex presidente del consiglio di amministrazione di Ferrotramviaria, il conte Enrico Maria Pasquini, ha escluso ogni propria responsabilità, sostenendo che quando è avvenuto l’incidente, non ricopriva quel ruolo ormai da tre anni.

A lui e agli altri dirigenti della società ferroviaria, la Procura di Trani contesta di non aver valutato i rischi, violando di fatto le norme sulla sicurezza. Il riferimento è all’adeguamento tecnologico della tratta a binario unico, che funzionava con il vetusto metodo del blocco telefonico.

Un’altra imputata, Elena Molinaro, dirigente del Ministero delle Infrastrutture, ha chiesto il rito abbreviato.

In aula hanno poi discusso anche i difensori dei due capistazione, Vito Piccarreta di Andria e Alessio Porcelli di Corato.

Nella scorsa udienza, a Piccarreta è stata rigettata la proposta di patteggiamento a quattro anni e sei mesi. Porcelli invece si è difeso sostenendo che l’errore fu commesso nella stazione di Andria, da dove fu consentita la partenza del convoglio senza aspettare l’incrocio con quello proveniente da Corato.

Per la strage ferroviaria del 12 luglio del 2016 rischiano il rinvio a giudizio 17 persone fra dirigenti e dipendenti della Ferrotramviaria, del Ministero e poi la stessa società.

Sono accusati, a vario titolo, di disastro ferroviario, omicidio colposo, lesioni gravi colpose, omissione dolosa di cautele, violazione delle norme sulla sicurezza sul lavoro e falso.

L’udienza preliminare intanto proseguirà, il prossimo 13 novembre, con la discussione delle difese degli altri imputati.