Volevano allargare il controllo del territorio dal Madonnella al Japigia e per questo erano arrivati a ferro e fuoco con i rivali. Nel contesto criminale tra i Di Cosimo – Rafraschieri, gli Strisciuglio e il gruppo “Parisi – Palermiti – Milella”, la Direzione Distrettuale Antimafia ha eseguito 13 custodie cautelari in carcere. In manette anche il latitante Giovanni Di Cosimo, ora detenuto a Tirana
C’è il latitante Giovanni Di Cosimo, appartenente all’omonimo clan, e ci sono 5 arresti a carico dei “Di Cosimo – Rafraschieri” del rione Madonnella, 7 per gli “Strisciuglio” del San Paolo, un altro per il clan “Parisi – Palermiti – Milella” del quartiere Japigia. È questo il “bottino” delle 13 custodie cautelari emesse dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, con il supporto del Comando Provinciale dei Carabinieri.
Le indagini hanno smascherato una sinergia criminale tra la consorteria dei Rafraschieri e quella dei Di Cosimo, facilitata dalla figura del latitante 40enne che dall’Albania manteneva i contatti con i sodali, ora detenuto presso il Carcere di Tirana in attesa dell’estradizione.
Da febbraio scorso cominciarono gli scontri tra questo comparto e quello del clan Parisi – Milella – Palermiti del quartiere Japigia, in merito ad una presunta manovra ordita dai primi al Madonnella per estendersi criminalmente nella porzione di territorio sotto il controllo degli altri.
In questo contesto non tardarono ad arrivare gli scontri a fuoco, colpi di pistola a scopo intimidatorio, tra il 18 e il 24 settembre, con commandi armati, spesso contrastati dall’arrivo degli uomini dell’Arma. Ma ci sono anche riunioni criminali documentate lo scorso novembre, alle quali gli indagati partecipavano armati, prevedendo imminenti scontri.
L’attività investigativa ha consentito, inoltre, di documentare due manovre estorsive avviate nei confronti di commercianti baresi: il titolare di una rivendita di pneumatici del quartiere Libertà e uno di vini al Madonnella. Ad entrambi erano stati richiesti 10 mila euro.
In questo contesto di reciproca provocazione tra i gruppi criminali, per contrastare l’imminente e concreto rischio delle persone indagate, la DDA ha emesso il decreto di fermo, contestando la detenzione, il porto e l’esplosione di colpi d’arma da fuoco in luogo pubblico, estorsioni e l’aggravante prevista dal 416 bis.