Volevano mettere bombe in tutte le chiese d’Italia, a Roma soprattutto. È una delle frasi emerse dalle intercettazioni della Digos della Questura di Bari che, sotto il coordinamento della DDA, ha arrestato un presunto terrorista somalo, il 13 dicembre scorso, mentre tentava di scappare. È Mohsin Ibrahim Omar, noto come Anas Khalil, ora in carcere a Bari, accusato per associazione con finalità di terrorismo ed è ritenuto dalle agenzie di sicurezza affiliato alla componente armata somalo – keniota di Daesh, cioè dell’Isis.
Secondo quanto emerso, la militanza nello Stato Islamico si è concretizzata anche attraverso l’apologia e la condivisione di delitti di terrorismo su Facebook. È sui social che il giovane 20enne ha diffuso post e foto che esaltavano il “martirio”. Questo è capitato anche una settimana fa in occasione dell’attentato di Strasburgo.
Sono stati poi raccolti elementi per l’intenso indottrinamento operato da un altro straniero in corso di identificazione, al quale impartiva vere e proprie istruzioni teorico – operative sul concetto di jihad armato.
Non c’è dubbio, quindi, che fosse pronto a colpire, a quanto spiegano gli investigatori, e l’urgenza di eseguire i provvedimenti restrittivi, nasce dai riferimenti all’elaborazione di possibili progettualità ostili in relazione alle imminenti festività natalizie in chiesa frequentate solo da cristiani.