A 11 anni di distanza dalla tragedia della Truck Center, l’azienda di Molfetta dove il 3 marzo 2008 morirono cinque operai, per uno dei filoni d’inchiesta avviati all’epoca, dalla procura di Trani, il processo sarà da rifare.

Un vero e proprio colpo di scena inferto dalla Corte di Cassazione che accogliendo i ricorsi della Procura Generale di Bari e di alcune parti civili, tra le quali i familiari delle vittime e il Comune di Molfetta, ha annullato con rinvio la sentenza con la quale la Corte di appello di Bari, nel luglio 2017, aveva assolto tutti gli imputati.

Nella tragedia ricordiamo, persero la vita il titolare, il 64enne Vincenzo Altomare, gli operai Luigi Farinola, di 37 anni, Guglielmo Mangano, di 44, Michele Tasca, di 19, e l’autotrasportatore Biagio Sciancalepore, di 24 anni i quali nel tentativo reciproco di salvarsi, furono uccisi dalle esalazioni di acido solfidrico provenienti dalla cisterna che avrebbero dovuto bonificare.

Per il fatto, la Procura di Trani aprì tre diverse indagini, una a carico di 7 dirigenti Eni e la stessa società truck center (assolti nel 2011 con rito abbreviato)  ed altre due confluite poi nel secondo grado di giudizio in un unico processo, conclusosi con tutte assoluzioni, ora annullate.

Queste ultime riguardavano i dirigenti della Fs Logistica, proprietaria della cisterna, Alessandro Buonopane e Mario Castaldo, e Pasquale Campanile, dirigente della società «La 5 Biotrans», incaricata del trasporto della cisterna alla Truck Center che in primo grado, il 26 ottobre 2009, furono condannati alla pena di 4 anni di reclusione dal Tribunale Monocratico di Trani.

La seconda coinvolgeva dirigenti e dipendenti della Nuova Solmine di Grosseto, l’azienda in cui la cisterna venne svuotata dello zolfo liquido caricato all’Eni di Taranto e poi ripartita vuota verso la Puglia.

In primo grado, l’11 luglio 2014, il Tribunale di Molfetta condannò alla pena di 2 anni e 9 mesi di reclusione l’ad Ottorino Lolini, il presidente Luigi Mansi, il direttore dello stabilimento Giuliano Balestri e i dipendenti Gabriele Pazzagli e Mauro Panichi.

Non si conoscono al momento le motivazioni della sentenza del palazzo degli ermellini fatto certo è che tutto ritorna alla Corte di Appello di Bari