Tra silenzi, mezze verità, sequestri di smartphone e intercettazioni, nelle indagini a Manduria è spuntata la voce di una sedicenne, fidanzata di uno dei minorenni fermati ieri dalla Polizia, che si è presentata in commissariato con la madre per consegnare i video delle torture subite dal 66enne Antonio Stano deceduto il 23 aprile scorso, dopo 18 giorni di agonia in ospedale.

È stata lei a riconoscere gli aggressori, a raccontare che alcuni adulti stavano provando ad inquinare le prove: come lo zio di un giovane che contattava gli altri componenti della banda per intimare loro di non fare il nome del nipote alla polizia, o la professoressa che ha visto il filmato in cui agiva il suo alunno e si è limitata a segnalarlo alla madre.

E la paura ha preso anche la “Comitiva degli orfanelli” – si chiamava così il gruppo di whatsapp – che, appena si è sentita gli occhi delle forze dell’ordine addosso ed è circolata sulla stampa la notizia di una delle rapine ai danni dell’uomo, ha cominciato a scriversi di “Non far vedere a nessuno i video del pazzo perché stanno girando, magari finiscono nelle mani delle persone sbagliate” e i ragazzi concordano di “Non recarsi più dalla vittima”, sperando di non essere coinvolti nell’inchiesta. Al momento la Polizia ha sottoposto a fermo otto ragazzi – dei quali sei minorenni – per i reati di tortura, con l’aggravante della crudeltà, sequestro di persona, violazione di domicilio e danneggiamento per le angherie a cui questi giovani hanno sottoposto il 66enne che soffriva di disagio psichico ed era incapace di reagire alle vessazioni tanto che era barricato in casa.

I poliziotti del commissariato di Manduria erano intervenuti per la prima volta il 14 marzo su segnalazione di alcuni vicini di casa, ma le aggressioni duravano da anni e Stano steso riferì agli agenti che giovani ignoti prendevano a calci la sua porta d’ingresso e dopo averla sfondata entravano in casa e lo aggredivano. Quindi l’indagine proseguirà sia stabilire l’eventuale coinvolgimento di altri giovani, che per smascherare silenzi e omissioni. Il procuratore del Tribunale per i minorenni, Pina Montanaro, ha spiegato che “i video circolavano in tutta la cittadina di Manduria. In tanti sapevano”. Circostanza confermata dal procuratore Carlo Capristo, che ha assicurato: “non lasceremo nulla al caso, compresa l’indagine sui silenzi, che talvolta uccidono”.