Mitti, figlia di Antonio Cardone, ha riaperto gli scatoloni di suo padre ricucendo un dialogo bruscamente interrotto dalla sua scomparsa, quindici anni fa, grazie all’affetto di tanti colleghi che hanno ricordato un cronista di razza.
Classe 1928, Cardone era specializzato nella cronaca sportiva, ma in realtà penna sagace e brillante su più argomenti, specie socio – politici, interprete di uno stile insieme raffinato e polemico, signorile e sferzante. Ha lasciato parenti, lettori, colleghi della Gazzetta del Mezzogiorno, del Corriere e della Gazzetta dello Sport, Buongiorno Bitonto e Primo Piano, orfani di un grande maestro.
Non lasciò mai la sua città e ne fu sempre ambasciatore della tradizione culturale e intellettuale bitontina, dentro e fuori i confini nazionali. Con questo obiettivo Mario Sicolo, Marino Pagano e la figlia, appunto, hanno organizzato una serata in suo onore all’interno del Museo “De Palo – Ungaro”.
Attraverso la storia, gli aneddoti, i racconti degli anni d’oro della professione, si è ricostruito il profilo di un uomo che non cadeva mai nel luogo comune, nella banalità, che riusciva a raccontare ciò che vedeva in modo onesto e scrupoloso. A ricordarlo i colleghi Piero Ricci, Lino Patruno, Nicola Lavacca, Raffaele Capaldi, Enzo Foglianese, Mimmo Larovere, Enzo Tamborra e Antonio Di Gennaro: “L’umanità è un suo valore grande da ricordare”, hanno detto. Emerge la figura di un professionista che ha sempre dato spazio e regalato esperienza ai più giovani, perché aveva bisogno di nuovi “pirati coraggiosi” che coltivassero “sogni vivi, attaccati alla vita”.
Dalle parti istituzionali presenti l’invito a guardare ad Antonio Cardone come un “maestro prezioso” a cui poter dedicare “una strada, una biblioteca”, affinché resti nel cuore di tutti.