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E’ salito a dieci il numero degli indagati dalla procura di Taranto per la morte di Cosimo Massaro, il gruista di ArcelorMittal morto il 10 luglio scorso dopo che la gru sulla quale stava lavorando al porto di Taranto si è spezzata per una tempesta precipitando in mare. Il corpo di Massaro fu recuperato dopo tre giorni di ricerche nelle acque del porto.

Ai nove già iscritti nel registro degli indagati si è aggiunta anche la società ArcelorMittal Italia: le ipotesi di reato sono di concorso in omicidio colposo e rimozione o omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro. La notizia, di fatto, rappresenta un nuovo capitolo delle vicende che stanno interessando il siderurgico tarantino.

E’ di ieri la decisione di Arcelor Mittal di ricorrere al Tar Puglia con i riesame dll’autorizzazione integrata ambientale chiesto dal Governo. Decisione che il sindaco di Taranto, Rinaldo Melucci, ha definito uno schiaffo alla città da parte della multinazionale indiana, e contro la quale ha deciso di opporsi anche la Regione Puglia, come ha fatto sapere nella serata di mercoledì il presidente Michele Emiliano. Forte preoccupazione per gli scenari che si potrebbero prefiguare attorno all’ex Ilva la manifesta il neo presidente di Confindustria Taranto, Antonio Marinaro.

Preoccupa l’incessante contrapposizione fra azienda e Governo che investe sia la città sia il sistema delle imprese, messe entrambe in una condizione di estrema incertezza e conseguente criticità”. Secondo Marinaro, “la condizione è superabile solo attraverso un intervento chiarificatore del Mise, diretto interlocutore di ArcelorMittal Italia sulle diverse questioni che attengono il rapporto della grande industria con la città.