Successo di pubblico e critica per il Nero di Troia Wine Festival, che alla sua settima edizione si conferma appuntamento imperdibile dell’estate cerignolana. Viali pieni, giardini animati da novelli amanti del vino e un sabato sera piacevole a passeggio tra un calice e l’altro. Lo scorso 14 settembre nei giardini dell’Istituto Agrario “G. Pavoncelli” si sono registrate anche presenze dall’intera provincia e dal nord barese, il segno che l’attenzione intorno all’economia della terra, e del vino, è molto alta.


Da Calici a Nero di Troia Wine Festival cambia il nome ma non la sostanza di un appuntamento enogastronomico ad alto livello.

Un territorio quello pugliese che durante l’estate Puglia Wine Experience, gruppo organizzatore dell’evento, ha voluto gratificare con altri eventi in giro per il tacco d’Italia dal Gargano alla terra di Bari.
Il festival nei giardini dell’Agrario è la degna chiusura di un tour che ha toccato tappe come Vieste e Trani, per citarne alcune, e che ha visto partner enologici importanti oltre a decine di cantine pugliesi, ma è riuscito anche a sconfinare fuori regione e a portare in puglia il meglio delle produzioni nazionali.
Ma l’idea di fondo è sempre quella di fornire, attraverso il vino una nuova opportunità a questo territorio.

Nei giardini dell’istituto agrario la serata trascorre piacevole tra un calice e l’altro. Tra le altre cose il Nero di Troia Wine Festival è stata l’occasione per mostrare al pubblico lo storico istituto, presidio di memoria della cultura contadina di questo territorio.

A distanza di sette anni non si può non rilevare come la risposta della città ha fatto di questo evento un appuntamento irrinunciabile. Ma non solo. In molti si sono negli anni appassionati al mondo del vino, fino a volerne conoscere nel dettaglio la natura, le tecniche di produzione del vino, i sapori e gli odori. Il grande merito di questa kermesse, negli anni, è stato quello di avvicinare le persone al vino, al suo mondo – dalla produzione al consumo -, alle singole tipicità. Dal vino dunque si può partire, o ripartire, anche per rivalutare un territorio.