premi sanità

Arriveranno più soldi in busto paga, per i due mesi di emergenza coronavirus, vissuti in prima linea, ma non tutti sono contenti dell’accordo siglato tra la Regione e i sindacati del comparto sanità.

Anzi c’è chi quell’accordo, come il sindacato Fials, non lo ha sottoscritto, perché la Regione e al presidente Michele Emiliano di non voler mettere sul piatto della contrattazione 29 milioni di euro, da prendere dal bilancio regionale, per adeguare i contratti degli operatori sanitari.

I soldi che permetteranno di rendere più sostanziose, per usare le parole di Emiliano, le buste paga degli operatori della sanità pugliese, arrivano dai decreti “Cura Italia” e Rilancio”: la cifra, anche in questo caso, è di 29 milioni di euro con i quali saranno riconosciuti i premi per i due mesi di emergenza (dal 15 marzo al 15 maggio). Il riconoscimento economico sarà erogato esclusivamente in base ai turni di effettivo servizio, oltre ai sanitari che hanno contratto il virus e sono stati posti in quarantena.

Altri 6 milioni di euro, invece, la Regione li mette sul piatto prendendoli dal proprio bilancio per garantire un riconoscimento a quella parte del sistema sanitario esterna rispetto alla dipendenza, ma che è stata pienamente coinvolta dall’emergenza, come medici e lavoratori dipendenti del 118 o i lavoratori delle sanità service e gli specializzandi che hanno operato in reparti covid.

La Regione Puglia non aggiunge un euro alle risorse statali per compensare il rischio che continuano a correre le migliaia di dipendenti degli Enti e Aziende della sanità pugliese, chiamati a fronteggiare un’emergenza a “mani nude”, accusa il sindacato Fials con il suo segretario regionale, Massimo Mincuzzi.

In più dalla premialità sono stati tagliati tutti gli operatori della sanità privata che hanno comunque lavorato in prima linea in questa emergenza. E lunedì prossimo il gruppo dirigente del sindacato Fials si riunirà per decidere una mobilitazione a sostegno delle rivendicazioni economiche del comparto sanitario: quelle c’erano anche prima dell’emergenza covid.