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Tre ragazzi sono morti sulla strada statale 170 tra Andria e Barletta, all’altezza di Canosa di Puglia, investiti all’alba da un furgone mentre erano in sella di una bicicletta elettrica.

Stando a quanto ricostruito, i giovani stavano rientrando da una festa ad Andria e l’impatto è avvenuto intorno alle 5 del mattino. I passeggeri a bordo del furgone stavano andando a lavorare quando, per cause in corso di accertamento, hanno travolto la bici elettrica con in sella tre ragazzi. L’autista del furgone si è subito fermato per prestare soccorso ai ragazzi. Due dei deceduti avevano 17 anni, l’altro era un 19enne e tutti erano di Barletta.

Uno dei due 17enni è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale “Bonomo” di Andria: i medici hanno fatto di tutto per salvargli la vita, ma le sue condizioni sono peggiorate nel corso della mattinata per le lesioni riportate e non ce l’ha fatta. Anche il conducente del furgone è stato trasportato in ospedale per accertamenti, mentre le due persone che viaggiavano con lui sono andate in caserma, a Barletta, per aiutare i Carabinieri a ricostruire la dinamica dell’incidente. Sul posto, oltre ai Carabinieri sono intervenuti il medico legale e il magistrato di turno della Procura di Trani, Giuseppe Francesco Aiello, che procede con l’ipotesi di reato di omicidio stradale. Intervenuti anche gli operatori dell’Anas, che hanno chiuso la provinciale, deviando momentaneamente il traffico fino al ripristino. “Non ci sono parole per esprimere il sentimento di dolore per la morte dei tre ragazzi. Questo grave lutto è di tutta la comunità – ha commentato il sindaco di Barletta, Cosimo Cannito -.

Erano troppo giovani per morire e, per questo, voglio dire ai loro coetanei – ammonisce il primo cittadino – state attenti, siate prudenti. A quell’età ci si sente invulnerabili, forti e non si fa attenzione, ma poi il dolore è grande davanti a una vita spezzata”. “Contenere l’esuberanza dei ragazzi è difficilissimo – ha concluso Cannito -, ma è necessario dedicare loro attenzione sempre, perché non ci sono orari o parti della giornata più pericolose o più a rischio di altre. Siamo tutti responsabili”.