Foto: Lucia Melcarne, ufficio stampa Manfredonia

Che sia a undici o a cinque, la stagione sportiva appena conclusa ha consegnato solo tanta amarezza alla Manfredonia del pallone. Una situazione, che gioco forza, avrà delle ripercussioni pesanti anche sul futuro, sempre più incerto dalle parti del Gargano.

La rete di Caputo, arrivata all’ultimo respiro nel playout contro l’Ugento, sembrava un punto di ripartenza per il Manfredonia Calcio. I problemi, però, non si risolvono con un bacio della dea bendata. Perché i rapporti tra il presidente Gianni Rotice e la tifoseria sono ai minimi storici e gli striscioni apparsi recentemente non sono serviti a mitigare il clima di tensione tra le parti.

Per comprendere appieno i motivi di questa spaccatura, bisognerebbe scavare molto a fondo. Gli epsiodi del 18 febbraio, giorno di Manfredonia-Francavilla in Sinni, hanno scavato un solco e reso la spaccatura insanabile. Il petardo esploso a pochi passi dall’assistente di linea, poi, è stato solo l’ultimo episodio di una domenica folle sugli spalti del “Miramare”, con lo stesso Rotice che nei giorni successivi ha manifestato l’intenzione di fare un passo indietro, ma alle sue condizioni. Il prezzo fissato per la cessione del Manfredonia è di 500 mila euro. Al momento l’unico interlocutore è Angelo Tinto, già presidente del Sora, che ha manifestato il suo interesse per il club sipontino nelle ultime settimane senza mai affondare il colpo. La situazione resta in divenire, con la deadline del 10 luglio sempre più incombente e il rischio concreto di non avere una squadra ai nastri di partenza del prossimo campionato di Serie D.

Incertezza è la parola d’ordine anche per la Vitulano Manfredonia di calcio a cinque. Il sogno Serie A si è presto trasformato in un incubo. Non solo per la retrocessione in A2 Élite, ma soprattutto per la mancanza di risorse economiche necessarie ad affrontare la prossima stagione. Ad oggi, nessun imprenditore ha espresso interesse a sostenere la causa della compagine sipontina e senza un segnale forte la società sarà costretta ad abbassare la saracinesca dopo 27 anni di successi, sconfitte e sacrifici.