L’operaio di Canosa racconta in aula il delitto: “Rimpiango tutto, ma solo per mia figlia”
“Rimpiango tutto quello che è successo. Ma non per Di Giacomo, per mia figlia”. È una delle frasi pronunciate oggi in Corte d’Assise a Bari da Salvatore Vassalli, l’operaio 48enne di Canosa di Puglia imputato per l’omicidio del fisioterapista Mauro Di Giacomo, avvenuto il 18 dicembre 2023 nel quartiere Poggiofranco.
Nel corso della sua deposizione, Vassalli ha ricostruito quanto avvenuto quella sera dichiarando di non aver mai avuto intenzione di uccidere la vittima. “Mi sono pentito. Mi sono assunto subito le mie responsabilità. Non mi sono costituito per paura dell’incolumità della mia famiglia”, ha affermato.
Vassalli ha spiegato di essersi recato in via Tauro per parlare con Di Giacomo in merito a una causa civile intentata da sua figlia contro il fisioterapista, accusandolo di una manipolazione che le avrebbe causato lesioni permanenti. Secondo il suo racconto, i due avrebbero iniziato a discutere e, dopo uno schiaffo dato da Vassalli, Di Giacomo avrebbe reagito colpendolo con le buste della spesa.
A quel punto, l’imputato si sarebbe diretto verso la propria auto dove, a suo dire, si trovava una pistola lasciata il giorno precedente. “Cercavo qualcosa per difendermi, ho preso la pistola e l’ho colpito alla testa”.
Vassalli ha dichiarato che durante la colluttazione i primi colpi sarebbero partiti accidentalmente mentre lui e Di Giacomo si contendevano l’arma. “La pistola era vicina ai nostri volti. I colpi sono partiti mentre cercava di tirarla. Il dito sul grilletto? Forse è stato un gesto automatico”.
In aula, rispondendo alle domande del pubblico ministero Matteo Soave e del procuratore aggiunto Ciro Angelillis, l’imputato ha sostenuto che “pensava che Di Giacomo fosse vivo”, e che non avrebbe avuto intenzione di ucciderlo.
Tuttavia, secondo le ricostruzioni emerse dalle indagini e dall’autopsia, il racconto fornito da Vassalli risulterebbe in contrasto con gli elementi raccolti. Gli inquirenti ritengono che la vittima sia stata prima colpita al volto e alle spalle mentre tentava di fuggire, e poi finita a terra con quattro colpi alla testa e uno alla mano, probabilmente inferti con il calcio della pistola.
L’avvocato Michele Laforgia, che rappresenta i familiari della vittima costituiti parte civile, ha evidenziato ulteriori incongruenze, sottolineando che, secondo lo stesso Vassalli, Di Giacomo “non ha mai tentato la fuga”, ma avrebbe solo cercato di liberarsi durante la colluttazione.
Il processo proseguirà nelle prossime udienze, durante le quali sarà ulteriormente approfondita la dinamica dei fatti e il confronto con le prove tecniche a disposizione dell’accusa.