Barletta Francesco Diviesti

La certezza si avrà solamente tra 15 giorni, quando saranno disponibili gli esiti dell’esame del Dna. Ma la Direzione distrettuale antimafia di Bari è sicura che il cadavere semicarbonizzato ritrovato martedì all’interno di un rudere di campagna tra Canosa di Puglia e Minervino Murge, nel nord Barese, sia quello di Francesco Diviesti, il 26enne barbiere scomparso da Barletta la sera del 25 aprile. I pm Ettore Cardinali e Daniela Chimienti indagano per omicidio aggravato dal metodo mafioso, e al momento hanno iscritto nel registro degli indagati cinque persone: tre barlettani, un uomo di Minervino (proprietario di una villa, sequestrata, non lontana dal rudere in cui è stato trovato il cadavere), e un uomo albanese. Quest’ultimo è irreperibile. Oggi i pm hanno conferito l’incarico per l’autopsia alla dottoressa Sara Sablone dell’istituto di Medicina legale del Policlinico di Bari. L’esame sarà eseguito domani. Da una prima analisi del cadavere non è stato possibile (a causa delle forti bruciature) individuare se ci fossero ferite di qualsiasi tipo. Oggi gli inquirenti sono andati a casa di Diviesti per prelevare uno spazzolino e altri effetti personali del giovane utili per l’esame del Dna. I familiari del 26enne sono assistiti dall’avvocato Michele Cianci e dal consulente Antonio Corvasce, ex commissario di polizia per anni in servizio a Barletta. La sua famiglia spera che l’esame del Dna dia esito negativo e che Francesco, padre di un bambino di nove anni, possa tornare a casa. Diviesti, incensurato, di sicuro la sera del 25 aprile è uscito di casa alle 20.30 e poi, intorno a mezzanotte, è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza mentre entrava nel locale in cui lavorava con il padre – nel centro di Barletta – per posare il suo monopattino. Dopodiché, di lui non si è saputo più nulla. Gli investigatori indagano anche su una rissa in cui il 26enne è stato coinvolto poche ore prima della sua scomparsa, e alla quale avrebbero partecipato anche due dei barlettani indagati, già noti alle forze dell’ordine. Il suo caso ricorda quello di Michele Cilli, il 24enne scomparso da Barletta la sera tra 15 e 16 gennaio 2022, e il cui corpo non è mai stato ritrovato. Per il suo omicidio e l’occultamento del suo cadavere in due sono stati condannati in appello a 15 anni e otto mesi, e a cinque anni e otto mesi. Per i pm quello di Cilli è un omicidio maturato nell’ambito del controllo dello spaccio sulle piazze di Barletta. Cilli e Diviesti, fa sapere la famiglia di quest’ultimo, forse erano “conoscenti”. E una foto di parecchi anni fa li ritrae insieme in una pizzeria con altri ragazzi.