palazzo di giustizia

La scadenza per risolvere l’emergenza dell’edilizia giudiziaria barese è spostata a capodanno. Lo ha deciso il Comune, concedendo un’altra proroga per lo sgombero del Palagiustizia. Magistrati e personale di cancelleria della Procura di Bari potranno quindi restare nell’immobile di via Nazariantz fino al 31 dicembre: 120 giorni in più rispetto al precede termine del 30 agosto. Quattro mesi per completare le operazioni di trasloco degli uffici penali in una nuova sede, non ancora individuata dal ministero della Giustizia.

La decisione ha innescato una dura polemica tra il sindaco Antonio Decaro e il ministro Alfonso Bonafede, che non si sono risparmiati frecciate a vicenda. Bonafede ha dato dell’irresponsabile a Decaro per non aver chiarito se considerava l’edificio inagibile o meno. De Caro ha respinto l’accusa al mittente, sostenendo di essere invece l’unico che si sta assumendo delle responsabilità, e chiedendosi che fine abbia fatto il ministero, che avrebbe la competenza esclusiva per l’edilizia giudiziaria.

Intanto la proroga, per ragioni di sicurezza, è stata concessa con una serie di prescrizioni: sarà inibito l’accesso a un intero blocco del palazzo; non potranno entrare altri utenti al di fuori del personale autorizzato; dovrà essere intensificato, con controlli elettronici e visivi ogni 48 ore, il monitoraggio della struttura, già giudicata a rischio crollo.

“Possiamo concedere la proroga – ha spiegato Decaro – perché una perizia ci dice che si è ridotto il rischio, ma quel rischio va ridotto ulteriormente. Sono scoraggiato, ma spero che nel più breve tempo possibile il ministero individui una soluzione per il nuovo Palagiustizia, perché così non è più possibile andare avanti”.

Il primo cittadino ha inoltre ricordato l’appello lanciato da tutti i magistrati che

combattono contro 16 clan criminali. Fino alla fine del 2018 continueranno a lavorare in via Nazariantz per portare avanti delicate indagini sulla mafia foggiana, sulla criminalità organizzata barese, sui bimbi vittime di violenze e altre ancora.

Una situazione di emergenza, insomma, non solo per l’inagibilità del Palagiustizia, ma anche perché il 30 settembre scadranno altri termini, ossia quelli del decreto legge che ha sospeso i processi senza detenuti. A quel punto le cancellerie, allocate in cinque diversi uffici della città e della provincia, dovranno lavorare sulle migliaia di notifiche che serviranno a fissare le udienze rinviate. Queste ultime, in assenza di un nuovo tribunale, saranno celebrate in aule anche molto distanti tra loro, costringendo magistrati e avvocati a scomodissimi spostamenti.