Diciotto ore di trattative, tra Arcelor Mittal e sindacati, per strappare quattrocento assunzioni in più rispetto alle 10.300 proposta dalla nuova proprietà dell’Ilva. Diecimila settecento saranno i lavoratori che riceveranno una proposta da Mittal e tutti saranno assunti con l’articolo 18 e non con il Jobs act.

Il miglior risultato possibile, lo definisce il ministro per lo sviluppo economico, Luigi Di Maio che sulla gara per la cessione dell’Ilva, nelle scorse settimane, aveva parlato di delitto perfetto compiuto dal precedente governo. E per giorni era stata anche aleggiata la possibilità di annullare quella gara (con la quale Arcelor Mittal ha acquisito il siderurgico ionico), sino alla soluzione arrivata al termine di una trattativa durissima, per dirla con le parole del segretario generale della Cgil Puglia, Pino Gesmundo.

Confronto cominciato nel pomeriggio di mercoledì nella sede del Mise a Roma e che si è protratto per 18 ore. Oltre alle 10.700 assunzioni, l’intesa prevede un piano di incentivi all’esodo, volontario e anticipato, con una somma di centomila euro lordi per il lavoratore disponibile ad andare subito via. Entro il 2023 c’è l’impegno ad assumere tutti gli altri, senza nessuna penalizzazione su salari e diritti, fa sapere la segretaria generale della Fiom, Francesca Re David. Sicuramente abbiamo bisogno di far esprimere i lavoratori su questo accordo, aggiunge ancora Gesmundo: ci sarà un referendum che sancirà l’accordo in maniera definitiva.

Alla soddisfazione dei sindacati, che annunciano anche la possibilità di revocare lo sciopero indetto per il prossimo 11 settembre, si contrappongono le critiche gli ambientalisti. Il verde, Angelo Bonelli, attacca il vice premiere Di Maio: “Prende i voti e scappa – dichiara -. In campagna elettorale aveva promesso ai tarantini la riconversione ecologica dell’Ilva, oggi invece ha voltato le spalle a tutta la città”.