L’incidente ferroviario del 12 luglio del 2016 sarebbe stato conseguenza di una concatenazione di più errori contemporanei commessi da capistazione, capotreno e macchinista, e non dalla sottovalutazione dei rischi da parte di Ferrotramviaria.

È questa la tesi adottata dai legali di Ferrotramviaria e dei suoi dirigenti che hanno chiesto il proscioglimento per i loro assistiti nel corso dell’udienza preliminare tenutasi ieri nell’aula bunker del carcere di Trani.

Si chiudono così le discussioni dei difensori degli imputati coinvolti nel processo relativo al disastro ferroviario avvenuto sulla tratta Corato- Andria nel quale persero la vita 23 persone e in cui rimasero ferite altre 51.

Secondo i difensori di Ferrotramviaria, l’azienda dovrebbe difendersi solo dall’accusa di illecito amministrativo per la presunta violazione delle norme sulla tutela della salute e della sicurezza sul lavoro. Quanto all’utilizzo del “blocco telefonico”, la difesa sostenuto che non sono state violate le norme giacché l’utilizzo del sistema è legittimo e mai era stato causa di incidenti.

Nel corso dell’udienza, inoltre, la difesa ha sostenuto che la società ha già erogato 16 milioni di euro per i risarcimenti. Un passaggio definito “squallido” in una lettera informale inviata agli organi di stampa dall’ASTIP, l’associazione che raccoglie i familiari di alcune vittime del disastro ferroviario. L’associazione ricorda come i risarcimenti siano stati erogati a beneficio delle parti offese ma che comunque ci sono numerossissime parti civili che seguono in prima linea il procedimento. In chiusura della lettera informale anche una lamentela relativa al luogo che ospita il processo: l’aula bunker del carcere sarebbe troppo fredda poiché priva di riscaldamento.

L’udienza preliminare proseguirà con le repliche di accusa, parti civili e difese il 4, il 13 e il 18 dicembre.