Il primo maxiprocesso al mondo, fu alla mala vita barese. Contò più di 170 indagati, durò appena 59 giorni e finirono tutti condannati.
Davvero altri tempi, ma la criminalità del capoluogo pugliese era già violenta, sanguinaria e spietata allora come adesso. I riti di affiliazione avvenivano in carcere e partivano dalla formula “Con un piede nella fossa”, frase che ha dato il titolo al libro di Stefano De Carolis sottoufficiale dell’Arma dei Carabinieri che ha impiegato quasi otto anni e ha consultato più di quattro mila documenti per la stesura del volume.

Tra le prove trovate c’è anche il primo pizzino della storia, del 1901 su cui è scritta la canzone di Amelia la disgraziata, nipote del boss Mauro Savino che uccise il dottor Introna a Bari.

“L’amore che ho verso i documenti antichi mi ha portato a scoprire cose importanti sulla nostra malavita organizzata nella storia – dice Stefano de Carolis – . È la dimostrazione, con carte alla mano, che la storia è andata allo stesso modo fino ad adesso. Per tanti motivi non è stata ancora scritta, ma andrebbe ancora più approfondita”.

Tra le canzoni della malavita eseguite dall’associazione Folkèmigra durante la presentazione di ieri a Bitonto, e il racconto di vecchi e nuovi problemi legati al nostro territorio il Sostituto Procuratore della Repubblica della Direzione Distrettuale Antimafia, Ettore Cardinali ha specificato che la mafia: “Sia progredita. La storia ci insegna come effettivamente le formule di mafia, i giuramenti, le affiliazioni, le regole della mafia, se studiata nella storia trovano un riscontro nella realtà”