Condanne definitive per complessivi due secoli e mezzo da scontare in carcere. La sentenza della quarta sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato l’intero impianto accusatorio nei confronti dei presunti appartenenti al clan “Pesce – Pistillo” di Andria. Ventisette gli ordini di esecuzione della pena eseguiti da Carabinieri e Polizia che, di fatto, permettono di scrivere la parole fine ad un’attività investigativa che, nel febbraio del 2014, aveva portato all’arresto dei vertici e dei fiancheggiatori del clan, la cui principale attività criminale era quello del traffico di droga non solo nel quartiere San Valentino di Andria. Un gruppo criminale organizzato prevalentemente su base familiare, ben strutturato nella filiera dell’acquisto e dello spaccio della droga. Il clan “Pesce – Pistillo”, hanno ricostruito gli investigatori in questi anni, si era strutturato a partire dal 2004 su iniziativa di Francesco Pistillo che, dal carcere (dove era detenuto dal 2000 per l’omicidio di Agostino Pastore avvenuto ad Andria nel settembre di quello stesso anno), avrebbe fatto valere la sua autorità attraverso i suoi familiari. L’associazione a delinquere, è emerso anche nel corso dei processi, operava per procacciare ingenti quantitativi di droga, controllare anche con l’uso delle armi, le zone della città dove gestiva lo spaccio delle sostanze stupefacenti, formava squadra per lo spaccio al minuto, tenendo a libro paga anche le cosiddette vedette che assicuravano protezione in caso dell’arrivo delle forze dell’ordine, teneva una accurata contabilità per dividere equamente i proventi dell’attività illecita. Questa imponente inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Bari, è nata nel 2011 grazie alle dichiarazioni di alcuni collaboratori di giustizia (cugini dei fratelli Pistillo) e hanno impegnato negli anni il personale della squadra mobile di Bari e del Commissariato di Andria e i carabinieri del Nucleo Operativo della Compagnia di Andria. Le prove documentali e i sequestri di sostanze stupefacenti hanno costituto i pilastri dell’impianto accusatorio nei confronti dei componenti del clan Pesce – Pistillo, condannati in via definitiva a 246 anni di carcere.