Nella sede di via Eritrea a Bari i Casapound avevano manubri da palestra, usati per le aggressioni, un piccolo busto di Benito Mussolini, la bandiera della X Mas e il Mein Kampf di Hitler.
E questa mattina, durante il sequestro preventivo del locale da parte del personale della Digos della Questura di Bari – guidato dal dirigente Michele De Tullio – li hanno visti per l’ultima volta.
I fatti cominciano durante la manifestazione del 21 settembre quando, al termine di un corteo di protesta contro il Ministro degli Interni, Matteo Salvini, organizzato dagli antifascisti dell’“Ex Caserma Liberata”, quattro persone furono aggredite da una decina di militanti di estrema destra che si erano dati appuntamento, da diverse città della Regione, proprio nella loro sede di Casapound al quartiere Libertà.
Eseguendo “un disegno criminoso, giustificato dall’ideologia fascista”, con manubri, manganelli, cinte, si sono resi responsabili di lesioni aggravate in concorso. In 30 sono stati iscritti nel registro degli indagati e tra loro due minorenni e due donne. L’accusa è di violazione della Legge Scelba per la “riorganizzazione del disciolto partito fascista” e “manifestazione fascista”.
Le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Roberto Rossi, grazie alle immagini di videosorveglianza privata presenti nella zona, hanno consentito di indentificare cinque persone – del nutrito gruppo di appartenenti all’ “Ex Caserma Liberata” – che, mentre raggiungevano gli antagonisti nella sede di Casapound, aggredivano con calci e pugni il cordone di forze dell’ordine impiegate in strada per garantire l’incolumità. Questi hanno tutti precedenti specifici per occupazioni abusive e contro l’ordine pubblico.