Sarebbero stati in grado di infiltrarsi nel tessuto politico amministrativo locale dell’area di Maglie, ottenendo appalti. Avevano ramificazioni e connessioni con altri sodalizi della Sacra corona unita.

Potevano contare anche su di una illimitata disponibilità di esplosivo grazie alla collaborazione con una ditta di fuochi d’artificio. I Carabinieri del comando provinciale di Lecce, nell’ambito dell’operazione denominata “Tornado” (dal nome di una marca di petardi per la realizzazione di ordigni), hanno smantellato un clan emergente di stampo mafioso: in manette sono finite 30 persone (19 in carcere e 11 ai domiciliari).   Le accuse a vario titolo riguardano anche l’associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, danneggiamento seguito da incendio, detenzione abusiva di armi e di materie esplodenti, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti, estorsione, ricettazione, minaccia aggravata, porto abusivo di armi, sequestro di persona e violenza privata.

L’indagine, avviata nel 2017 dopo numerosi attentati dinamitardi realizzati con ordigni artigianali ai danni di autovetture e abitazioni, avrebbe subito un’accellerata non solo grazie ad alcune dichiarazioni rilasciate dai testimoni di giustizia ma anche grazie ai recenti accertamenti sull’efferrato omicidio di Mattia Capocelli, il 28enne assassinato la notte tra il 24 e il 25 aprile scorso a Maglie.

Nella stessa operazione “Tornado” è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa, anche il sindaco di Scorrano, Guido Nicola Stefanelli.   Avrebbe promesso agli appartenenti del gruppo mafioso sgominato oggi in Salento l’aggiudicazione di appalti e servizi pubblici (tra i quali la gestione del parco comunale ‘La Favorita’ con

annesso chiosco e i parcheggi comunali) in cambio del  sostegno del clan alle

competizioni elettorali nelle quali era impegnato.

Ma il presunto clan mafioso non avrebbe avuto solo legami con le amministrazioni comunali. La cosca poteva contare sull’illimitata disponibilità di materiale esplodente che veniva fornito, insieme alle conoscenze tecniche per il confezionamento degli

ordigni, da una ditta di fuochi d’artificio di Scorrano, sempre in provincia di Lecce. Anche il titolare della ditta è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.