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Il marito, Franco Pirrelli, ripartiva i compiti tra i componenti del gruppo criminale, la moglie, Barbara Palmisano era la “sua portavoce”, con l’incarico di risolvere problematiche gestionali tra sodali e decidere chi poteva o non poteva spacciare. E poi c’erano anche il fratello di Pirrelli e il cognato.

Questi sono tra i sei che questa mattina sono stati arrestati dai Carabinieri con l’accusa di associazione armata finalizzata al traffico di stupefacenti, spaccio, detenzione illegale di armi e munizioni, ricettazione e resistenza. Due gli arresti in flagranza, tre le armi sequestrate, oltre a 150 munizioni, oltre 450 grammi di cocaina, 120 mila euro in contanti, un giubbotto antiproiettile, nonché un intero deposito di auto rubate. A capo del sodalizio c’era, appunto Pirrelli che stabiliva anche l’ammontare degli stipendi e individuava le basi operative del gruppo.

Questo continuava ad esercitare la sua leadership anche nei periodi di carcerazione tramite sua moglie. Era il 39enne Marco Pesce – elemento di spicco della criminalità di Putignano –, invece, a fornire il canale di approvvigionamento per le partite di cocaina: un chilo di sostanza valeva 40mila euro e, sul mercato vendute ad 80 euro a dose, poteva fruttare fino a 100 mila. Pesce, tra l’altro, versava a Perrelli una quota mensile di sei mila euro come provento dell’attività illecita.

Le indagini sono state avviate dai Carabinieri di Castellana Grotte nel 2018 che, grazie ad attività tecniche, dinamiche e con le dichiarazioni di collaboratori di giustizia, hanno documentato l’operatività dell’associazione criminale che gestiva la piazza di spaccio cittadina. È stata documentata, inoltre, la disponibilità del gruppo di armi e munizioni, per difendersi da altri sodalizi rivali. Sono state sequestrate, inoltre, tre pistole – tra cui una mitragliatrice -, oltre che 150 proiettili.

Pistole e stupefacenti venivano nascosti nei muretti a secco, lungo strade pubbliche. Tra i traffici illeciti del gruppo rientrava anche la ricettazione di macchine rubate: nel corso delle attività i militari hanno scoperto un deposito nel quale erano occultati targhe di auto e componenti meccaniche di varie marche per un valore di 40 mila euro.