Il protocollo sanitario per la Serie D è praticamente realtà. La Federcalcio ha approvato le modifiche ai criteri medici per il calcio dilettantistico, con riferimento alle sole competizioni di interesse nazionale.

La ratifica degli organi federali è arrivata nel pomeriggio di lunedì, con la Lega Dilettanti che aveva inizialmente provveduto a pubblicare il documento sui propri canali. Poche ore dopo, però, il protocollo sanitario è stato ritirato per l’assenza di ratifiche contingenti da parte di altri organi competenti. Non ci saranno però intoppi sulle modifiche, trattandosi di semplice burocrazia.

I nuovi requisiti per la ripresa del campionato riguardano l’adozione dei tamponi rapidi: ogni società dovrà effettuare un ciclo settimanale tra le 24 e le 72 ore prima del match da disputare. Il medico di squadra, inoltre, dovrà supervisionare il procedimento e certificare i test anti-Covid, con i dati che potranno essere riportati presso i centri convenzionati o eventualmente presso centri privati, previa approvazione da parte della Lega Dilettanti.

Novità importante anche sulla richiesta di rinvio delle partite. Per lo slittamento del match, bisognerà accertare la positività al Covid di almeno quattro tesserati, di cui due appartenenti al parco under dell’organico.

La ratifica del protocollo sanitario arriva nella prima settimana di dicembre, a ridosso della ripresa della stagione regolare in Serie D. La quarta serie nazionale ripartirà a pieno regime non domenica 6, bensì domenica 13 dicembre, lasciando un’altra settimana di tempo alle squadre che dovranno completare i recuperi.

Il provvedimento riguarda soltanto le manifestazioni sportive di interesse nazionale, lasciando quindi momentaneamente fuori le categorie dall’Eccellenza in giù. Non ci sono ancora certezze, ma il nuovo protocollo sanitario dovrebbe essere adottato anche dai comitati regionali. Attesa anche per il nuovo DPCM, che nei prossimi giorni dovrà chiarire se ci sarà la possibilità di riprendere gli allenamenti in gruppo anche per le società inserite in categorie non di interesse nazionale.

 

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