Un maglioncino a collo alto, un pantalone, un tailleur, il camice di una dottoressa, una camicia.

Niente che possa giustificare una violenza.

Nulla che possa giustificare l’odiosa domanda del “Com’eri vestita”.

Interrogativo che spesso le donne si sono sentite fare, dopo aver trovato il coraggio di denunciare la violenza subita.

Per sfatare questi stereotipi arriva anche a Bitonto, nel foyer del teatro “Traetta” l’omonima mostra coordinata dal centro antiviolenza “Io Sono mia” e giunta in Puglia grazie all’associazione “Sud-Est Donne”, che sarà possibile visitare fino a lunedì 5 marzo dalle 10 alle 13 e dalle 17 alle 20.

Diciassette abiti, diciassette storie, dalle donne più comuni – ragazze, ma anche donne adulte, mamme, compagne – senza dimenticare la storia della 52enne Paola Labriola, la psichiatra uccisa da un suo paziente, mentre svolgeva la sua attività medica all’interno del Centro di Salute mentale di via Tenente Casale nel quartiere Libertà di Bari.

Una violenza trasversale, che colpisce tutti, senza differenza.