Una vittoria a metà: a giudizio dei responsabili del collettivo Exit di Barletta, va letta in questo modo la sospensione, firmata dal sindaco Cosimo Cannito, del permesso cdi costruire sui terreni adiacenti alla Timac.

Sospensione, appunto, e non revoca come auspicano i componenti del Collettivo, che quel permesso rilasciato pochi mesi dal Comune, lo hanno definito una schifezza urbanistica.

Un regalo al partito del mattone era stato il commento di Alessandro Zagaria, concetto rilanciato anche nel corso della trasmissione Fuori dal Coro, il Fatto del giorno: si autorizzava a costruire su terreni dove è stato riscontrato l’inquinamento della falda e dove da anni, ribadiscono i componenti del Collettivo Exit, incombe un disastro ambientale conclamato. Il timore di una nuova cementificazione sull’area adiacente alla Timac era stato denunciato dal Collettivo che aveva portato a sostegno della propria tesi le rimostranze presentate da alcuni tecnici nella Commissione Paesaggistica comunale.

Contro quel progetto serviva un messaggio chiaro da parte del sindaco, avevano sostenuto i componenti del collettivo exit, anche perché Cannito è anche assessore all’urbanistica. Del resto era stato il primo cittadino, in campagna elettorale a promettere che non ci sarebbero state nuove ondate di cemento.

Poi, però, era arrivata quell’autorizzazione che aveva fatto pensare al partito del mattone e alla sua forza trasversale. La sospensione è una vittoria a metà perché il Collettivo Exit auspica che ci sia la revoca del permesso a costruire su quei terreni caratterizzati da una presenza massiccia di agenti inquinanti.

L’amministrazione Cannito è di fronte ad un bivio, a giudizio del Collettivo Exit: continuare come si è sempre fatto lasciando mano libera al capitale privato di mettere a profitto pezzi importanti del nostro territorio, oppure provare ad immaginare una nuova idea di città attraverso una sua pianificazione legata ai reali bisogni della collettività.