Siamo tra i vicoli di Bari vecchia, quella parte della città pulsante di vita ma anche di morte. Il 12 luglio del 2001, all’apparenza un giorno come tanti altri, Michele Fazio – un ragazzo di appena 16 anni e con tanti sogni ancora da realizzare – perse la vita per un proiettile vagante che lo colpì alla nuca. Si ritrovò a rientrare a casa nel momento sbagliato, mentre in quelle vie imperversava la guerra tra i Capriati e gli Stisciuglio, assassinato da chi scappando disse solo “abbiamo ucciso il ragazzo buono”.
Perché Michele era buono. E in bontà e lotta alla mafia hanno tramutato il dolore i genitori Pinuccio e Lella, per continuare a far splendere il sorriso del loro figlio, sulle chianche di quella zona di Bari avvolta dal velo dell’omertà.
Da quel momento in poi un sottano in via Zeuli, poco distante dal luogo dell’omicidio, è diventato un posto per ritrovare la legalità e la forza per contrastare il malaffare. Ogni anno qui i genitori del giovane 16enne, allestiscono un presepe e quest’anno l’iniziativa, patrocinata dalle associazioni Arci Bari, Libera e La Giusta Causa, è stata dedicata al cronista Giancarlo Siani, vittima innocente della camorra, e a tutta la stampa. Una dedica particolare perché Pinuccio e Lella senza di noi, non avrebbero avuto voce.