Sono stati protagonisti di ben cinque sparatorie a Bitonto cominciate nell’estate del 2015 e culminate lo scorso dicembre con la morte dell’innocente passante Anna Rosa Tarantino.
Il Giudice dell’udienza preliminare del Tribunale di Bari, Giovanni Abbattista, ha condannato sette persone, al termine di un processo celebrato con rito abbreviato, riconoscendo per tutti l’aggravante di aver agito con metodo mafioso. 40 anni di pena, in tutto, per pregiudicati affiliati al clan Conte da una parte: Giuseppe Antuofermo (10 anni e 2 mesi), Vittorio Christian Scaringella, Alessandro d’Elia (3 anni e 2 mesi) e Vito Antonio Tarullo (4 anni e 6 mesi); e per i rivali dall’altra il presunto boss Giuseppe Rocco Cassano (9 anni e 4 mesi), Salvatore di Cataldo e Nicola Lorusso (10 anni).
Secondo le indagini effettuate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, il 29 luglio 2015 un gruppo di affiliati al clan Conte sparò contro la casa di un rivale, colpendo per errore l’appartamento al piano di sotto del palazzo. A questo raid armato seguirono le risposte con il tentato omicidio, il 17 agosto, del presunto boss Mimmo Conte. Il giorno successivo rimasero ferite due persone, mentre il 15 ottobre fu Antuofermo ad essere vittima di un attentato sotto casa: 17 i bossoli ritrovati, un paio quelli che lo colpirono al torace e agli arti inferiori. Tre giorni dopo, invece, ad essere gambizzati furono Tarullo e un incensurato durante i festeggiamenti dei Santi Medici al luna park. Non mancano le aggressioni compiute con mazze da baseball nei confronti di uomini appartenenti al gruppo Cassano per assicurare lo spaccio di stupefacenti all’interno del territorio.
Ora, per i fatti del 30 dicembre scorso, il processo con rito abbreviato inizierà nell’aula bunker di Bitonto il prossimo 19 dicembre. Dei condannati è imputato d’Elia, perché pare fosse giunto da Michele Sabba e Rocco Papaleo a portare l’ordine di sparare “Chiunque fosse capitato a tiro” del clan avversario.