I killer sono arrivati a Vieste, sotto casa del boss 29enne Girolamo Perna, a bordo di un’auto o forse in moto e hanno fatto fuoco con un fucile calibro 12. Inutile la corsa all’ospedale di San Giovanni Rotondo nella notte: i colpi al braccio e all’addome sono stati fatali.
Il giovane Perna, rampollo in ascesa del clan, ieri sera alle 21 circa stava rincasando con un amico incensurato nella sua abitazione a Piano Piccolo, nella periferia della città, quando è stato raggiunto dai sicari. Era già la terza volta che provavano ad ucciderlo: l’aveva scampata già nel 2016, quando fu gambizzato, e nel 2017 mentre rientrava a casa con la famiglia. L’amico di Perna è rimasto illeso e questa notte è stato interrogato dagli inquirenti, ma non ha saputo fornire elementi utili all’indagine. “Non abbiamo testimoni – fanno sapere fonti interne all’Arma dei Carabinieri -. Le persone presenti all’agguato hanno affermato di aver udito semplicemente gli spari”. Non saranno d’aiuto nemmeno le videocamere di sorveglianza assenti nella zona.
I Carabinieri intanto, guidati dal comandante provinciale Marco Aquilio, hanno eseguito cinque esami dello stub a pregiudicati del clan rivale dei Raduano, oltre a diverse perquisizioni a malviventi della zona.
Perna, sorvegliato speciale dopo il ritorno in libertà nell’ottobre 2018, a quanto pare non era armato. Secondo chi indaga, questo omicidio potrebbe essere la risposta all’agguato mortale a Francesco Pio Gentile il 21 marzo scorso a Mattinata.
I conflitti a fuoco si inquadrano nella lotta tra i Perna – Iannoli e i Raduano che, da circa tre anni – in seguito all’omicidio di Angelo Notarangelo, boss della zona – cercano di conquistare il predominio per il traffico della droga che arriva dall’Albania e che ha trovato facile ingresso in Italia proprio dalle coste frastagliate garganiche.
In questo triennio sono già dieci i morti, una lupara bianca e in sei sono scampati alle pallottole dei fucili, marchio di fabbrica degli agguati nel foggiano.