A quattro anni e mezzo dal naufragio della Norman Atlantic, si è tenuta questa mattina l’udienza preliminare nell’aula bunker del Tribunale di Bitonto. Il traghetto, quel tragico 28 dicembre 2014, si incendiò su più piani mentre navigava, col mare in burrasca a temperature polari, nel Canale d’Otranto. Durante l’incidente a perdere la vita furono 31 persone – 19 delle quali non furono mai trovate – e 64 rimasero ferite.

Tra i trentadue imputati ci sono Carlo Visentini dell’armatrice Visemar – unico presente in aula – i due legali rappresentanti della società Anek Lines, noleggiatrice greca, le stesse società, il comandante Argilio Giacomazzi e 26 membri dell’equipaggio. Per questi, a dicembre scorso, era stato richiesto il rinvio a giudizio. La Procura di Bari ha individuato 157 parti offese: 151 tra famigliari delle vittime e naufraghi, oltre (al momento) al Codacons, associazione consumatori e una autorità marittima. I reati, contestati a vario titolo, sono di cooperazione colposa in naufragio, omicidio colposo e lesioni colpose plurime oltre a numerose violazione sulla sicurezza e al codice della navigazione. La pubblica accusa è rappresentata dai Pm Ettore Cardinali e Federico Perrone Capano.
Pochi giorni fa il Gip di Bari, Francesco Agnino, ha accolto l’istanza di dissequestro della società proprietaria della nave, la Visemar Trasporti Srl. Il relitto fu sottoposto a sequestro probatorio nel dicembre 2014 e ormeggiato nel porto di Bari a febbraio 2015, dove si trova tutt’ora. Ma i legali difensori delle parti offese, affiancati dai Pm hanno richiesto un nuovo sequestro del traghetto spiegando che “così ci sarebbero ulteriori garanzie per il contraddittorio”.
“Si tratta del peggior disastro marittimo della storia italiana: è stata ricostruita solo una parte della verità, ci sono ancora molte zone d’ombra– ha detto l’avvocato Massimiliano Gabrielli, che assiste trentacinque parti civili, “mentre la gran parte è stata costretta ad accettare risarcimenti davvero ridicoli, insufficienti per via del tempo trascorso”.

L’udienza è stata aggiornata al 21 maggio, quando il giudice deciderà se ammettere le parti civili e si pronuncerà sulla nuova richiesta di sequestro.