le confessioni fatte alla mamma,risultate prove schiaccianti dei reati commessi e dei progetti criminali in cantiere raccolte dalla dda di bari che in queste ore  ha tratto in arresto  cugini Giovanni e Claudio Iannoli, viestani di 33 e 43 anni, disarticolando il famigerato e pericoloso clan perna in guerra con i raduano per il controllo dei traffici illeciti in città.

Sono state proprio le intercettazioni ambientali tra gianni iannoli e la mamma del pregiudicato a consentire agli inquirenti di ricostruire nel dettaglio quella sanguinosa guerra di mala che negli ultimi tre anni ha portato a nove omicidi e svariati tentati omicidi tra questi il più eclatante quello compiuto il 21 marzo 2018, quando bersaglio dei sicari, fu il  boss Marco Raduano ,progetto fallito perché “si è bloccato il fucile”,  riferisce in un colloquio con la mamma, gianni iannoli, rivelandole al contempo i nuovi ruoli criminali in città: “prima non c’entravo niente io nei fatti loro, si sente nelle registrazioni audio, mo mi sono messo in mezzo” e ancora “prima comandava Marco, gli ho sparato. Mo voglio comandare io. Non è morto e siamo rivali”

da quanto emerge dalle indagini, si stava pianificandeo una vera e propria carneficina

e  l’obiettivo era colpire in piena estate, quando vieste brulica di turisti, uccidenndo in un colpo solo  tre presunti esponenti di spicco dei Raduano.

L’operazione di Polizia e Carabinieri, coordinata dalla Dda di Bari – dal procuratore aggiunto Francesco Giannella e dai pm Giuseppe Gatti, Ettore Cardinali e Luciana Silvestri – è stata ribattezzata ‘Scacco al Re’

ripercorrendo i principali agguati, la dda evidenzia come  Tre di questi sian stati commessi in una data che gli inquirenti definiscono “evocativa” e “strana per essere una semplice coincidenza”:ovvero  il 21 marzo, primo giorno di primavera e data scelta dall’associazione Libera per ricordare le vittime di mafia.

In quella data “anziché celebrare la vita – ha detto il procuratore Giuseppe Volpe – la mafia celebra la morte”.

“La speranza – dice la pm della Dda di Bari Luciana Silvestris che ha coordinato le indagini – è che ci possa essere una collaborazione, una risposta del territorio a partire dagli stessi parenti di fronte a gravi fatti di reato.

Le indagini continueranno e chi ha elementi – dice quasi a voler lanciare un appello – questo è il momento di rappresentarli compiutamente”.