Per nove anni hanno fatto richieste estorsive ai loro vicini di casa, sperando di rimanere impuniti. Ma le condotte, soprattutto delle donne, appartenenti a quattro gruppi familiari residenti nei quartieri popolari Japigia, San Pasquale e San Paolo di Bari, non sono passate inosservate ai militari della Guardia di Finanza. Le complesse indagini del GICO di Bari diretto dal colonnello Luca Cioffi – coordinate dal procuratore facente funzione Roberto Rossi, dal sostituto Lanfranco Marazia – hanno svelato le attività criminose di 13 persone, 5 finite in carcere e 8 agli arresti domiciliari con l’accusa di usura aggravata ed estorsione. In particolare, l’attività investigativa è partita a seguito delle dichiarazioni di un’anziana donna di Bari, in gravi difficoltà economiche, che nel maggio 2019 si è presentata alla Guardia di Finanza per denunciare di essere vittima di usura da parte di diversi aguzzini.

Da quel momento sono scattati gli accertamenti: una volta chiesto il prestito a queste famiglie, l’attività usuraia prevedeva la restituzione della somma in un arco temporale compreso tra una settimana e un massimo di 6 mesi – con l’applicazione di tassi di interesse annui fino a oltre il 5 mila per cento. Gli usurai costringevano le vittime a pagare gli interessi ricorrendo a violenze e minacce: due persone, per questo, sono persino finite sotto protezione. Inoltre, per i prestiti ottenuti, vigeva la regola del “salto rata”: la vittima se non fosse stata in grado di pagare alla scadenza, era costretta a versare una penale pari al 50% della rata mensile prevista. Il debito rimaneva inalterato e i tempi di estinzione si allungavano. Le singole rate dei prestiti erano corrisposte in contanti o attraverso la ricarica di carte postepay prepagate intestate agli stessi usurai o a persone loro vicine. Una delle aguzzine si è persino recata a casa di una vittima in pieno periodo lockdown, violando la normativa.

Nella morsa dell’usura sono finite 15 persone: famiglie con gravi difficoltà economiche, ma anche impiegati, commessi ed operai, alcuni dei quali accaniti giocatori di scommesse e slot machine: uno tra questi si è trovato persino a vendere l’abitazione nella quale viveva. Infine, è emerso che 6 dei 13 soggetti arrestati sono risultati percettori del Reddito di Cittadinanza, avendo dichiarato nelle istanze di non essere titolari di alcun tipo di reddito.