L’arte, la danza  e la fotografia possono essere i giusti veicoli per trasmettere dei messaggi, che possano scavare in profondo gli animi, indurre alla riflessione e l’abbattimento della cultura del patriarcato e dell’oggettificazione della donna.

Libertà dalla violenza, dal dolore, dai ricatti morali e emotivi e da quei comportamenti disfunzionali troppo spesso impuniti.

Proprio mentre il consiglio dei ministri lavora a un DDL che inasprisca le pene contro gli omicidi e  velocizzi l’applicazione delle misure di custodia cautelare per gli indagati,  a Barletta si inaugura nella galleria del Teatro Curci di Barletta una mostra fotografica per sensibilizzare i cittadini su una tematica quanto mai urgente e inumana.

L’Osservatorio Giulia Rossella, il primo centro antiviolenza aperto in Puglia nel 1999, ha organizzato – in collaborazione con il laboratorio di arti e riciclo del Cagi e l’associazione Fiof – una serata all’insegna delle donne, dell’educazione civica che miri al sovvertimento della scia di sangue e violenze che invade la nazione.

Un percorso fotografico, guidato da hashtag semplici che spiegano al pubblico quali siano i diversi tipi di violenza che si commettono ai danni delle vittime.

Semplici titoli apposti alle fotografie, come lo è il numero 1522 da comporre in caso di emergenza, anche se, come sottolineato nel corso della serata, è sempre difficile venir fuori dal tunnel di soprusi architettato dagli aggressori, fatto di negazione della libertà, violenze sessuali e di tipo economico, stalking e abbassamento dell’autostima.

Una rete solidale collettiva e di notevole valore, quella dispiegata nel corso della serata, capace di dimostrare quanto le donne non siano sole.

L’intervento delle forze dell’ordine – spiega il Vice ispettore Leonardo Matera – spesso avviene a violenza compiuta, quando ormai i danni sono irreversibili. Perciò si ritiene che i centri anti violenza e il personale operativo, composto da assistenti sociali, siano una presenza quanto mai fondamentale.

Il mondo non è ancora abituato alla presenza delle donne, afferma il vice prefetto della Bat Corinna Panella; un ostacolo da superare attraverso l’educazione da impartire sin da tenera età, sovvertendo quei difficili pregiudizi culturali radicati nelle mentalità che valutano le donne spesso in base ai criteri estetici. Una zona difficile,  la sesta provincia pugliese, nella quale è sempre più alta la percentuale delle donne disoccupate.