Si tratta della più vasta operazione antimafia degli ultimi anni a Foggia, dopo l’operazione “Corona” del 2013. All’alba di oggi, 200 uomini dell’Arma dei Carabinieri e della Polizia di Stato, hanno fatto scacco matto alla Cupola della “Società Foggiana” con ben 30 misure di custodia cautelare nei confronti di esponenti di spicco della mafia, appartenenti alle batterie “Moretti – Pellegrino – Lanza” e “Sinesi – Francavilla”. Alcuni gestivano la cassa comune, altri effettuavano estorsioni a tappeto su tutta Foggia.

Gli arresti, scattati con l’accusa di associazione di stampo mafioso, tentato omicidio, estorsioni e detenzione di armi, hanno fatto emergere una forte connotazione a base famigliare per ridefinire, in maniera violenta e spregiudicata, gli equilibri di potere tra le diverse batterie con una sanguinosa guerra di mafia. L’attività, che si occupava anche di sostenere economicamente i sodali detenuti, ha consolidato le capacità di controllo territoriale con l’intensificazione dell’attività estorsiva e l’infiltrazione nel tessuto socio – economico, attraverso la cessione di sostanze stupefacenti, con il predominio sui morti dalle agenzie funebri, con l’alterazione nelle scommesse, con il pizzo nei confronti di gestori di slot machine, passando per esercizi commerciali e imprenditori edili. Da alcune intercettazioni telefoniche, poi, è emersa anche la minaccia per gli ex dirigenti e la stipulazione di contratti calcistici di soggetti vicini alla società mafiosa all’interno della società calcistica del Foggia, all’epoca dei fatti militante nel campionato di Lega Pro.

La Società Foggiana, trova il suo inizio il 13 settembre 2015 dopo il ferimento di Mario Piscopia, convivente della figlia di Rocco Moretti. Dopo questo grave fatto di sangue, il 17 ottobre c’è il tentato omicidio di Vito Bruno Lanza. Questi due episodi, lanciano la doppia offensiva alla famiglia “Moretti – Pellegrino – Lanza”, appunto, a cui è seguita, nel tempo, una lunga scia di omicidi e tentati omicidi, compreso l’agguato che ha ucciso il 21enne Roberto Tizzano.
Hanno messo letteralmente sotto scacco la società civile, tanto che si è evidenziato il clima di omertà assoluta, anche dal numero delle denunce: questo conferma la totale soggezione di larghe fasce della popolazione, indotte a subire silenziosamente torti, angherie di questi malviventi, che avrebbero persino colpito, con l’intenzione di uccidere, un ispettore capo della Squadra Mobile di Foggia.