Avevano una struttura organizzata finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti e la base operativa era Manfredonia con i punti strategici della movida, come piazzetta Mercato e zona Monticchio.
Il sodalizio criminale smantellato dalla Polizia con l’operazione “Stirpe Criminale”, faceva capo al 41enne Libero Caputo, imprenditore nel settore del commercio, e all’appena 22enne Francesco Pio Pacilli, figlio di “Peppe u muuntaner” e vicino al sanguinoso clan dei Montanari. Entrambi erano dediti alla gestione degli acquisti delle forniture di consistenti quantitativi di droga, sfruttando le relazioni con altre consorterie della provincia ed occupandosi della gestione contabile dei consistenti ricavi generati dalla vendita al dettaglio, attraverso una collaudata rete di spaccio composta da diversi pusher.
I due capi, si erano sbarazzati facilmente anche delle attenzioni delle Forze di Polizia incendiando l’auto di un agente e formalizzando la denuncia per atti persecutori da parte di questo.
Ma i controlli di certo non si fermano e nemmeno la loro attività di approvvigionamento. Infatti, lo scorso novembre Caputo e Pacilli, assieme a Lorenzo Palena, vengono arrestati da una volante del Commissariato di Manfredonia che, sotto la direzione della Squadra Mobile di Foggia, simulando un casuale controllo di Polizia sulla strada provinciale, trovano i tre in possesso di 5 panetti di hashish. A bordo dell’auto le microspie ambientali piazzate dai poliziotti avevano captato l’accordo di far addossare a Palena la responsabilità della detenzione del quantitativo che, poco prima, avevano lanciato dal finestrino, disvelando la vera motivazione del viaggio verso Cerignola.
Dopo due giorni, i malviventi ai domiciliari, pianificavano l’ennesimo viaggio per recuperare la perdita inflitta dalla Polizia. Qui entrano in gioco Matteo Caputo e Raffaele Quitadamo che istruiti da Pacilli, si procurano un’auto e vanno a recuperare la droga percorrendo strade di campagna per scongiurare un altro controllo.
Vengono, però, pedinati e arrestati in flagranza di reato, mentre arrivavano sotto casa di Caputo per consegnare lo stupefacente.
L’ attività investigativa ha evidenziato come i sodali spostavano spesso la droga in diversi locali intestati ad insospettabili prestanome. Per loro si sono spalancate le porte del carcere e restano in custodia cautelare, mentre per altri due sono stati disposti i domiciliari.
La Direzione Distrettuale Antimafia di Bari e la Procura di Foggia sono riuscite, così, a disarticolare un ulteriore gruppo dopo l’operazione “Decima Azione” degli scorsi giorni a Foggia e “Agosto di Fuoco” a San Severo.